lunes, 3 de mayo de 2010

Domanda tecnica || Pregunta técnica

Cari i miei tre lettori,

per una volta non siate timidi e rispondete a questa domanda: vedete la colonna a destra del blog? Perchè a me appare alla fine della schermata facendo lo scroll dell'intera colonna principale, ma non è dove dovrebbe essere ne' dove è sempre stata. E' solo il mio computer che fa le bizze o proprio il template che si è spettinato?

Grazie, Dra. Boop

***

Queridos tres lectores,

por una vez les pido que no sean tímidos y me contesten a esta pregunta: ¿ven la columna derecha del blog? Porque a mí de repente me aparece al final de la pantalla haciendo el scroll entero de la columna principal, pero no es donde debería estar ni donde estubo siempre. ¿Es solamente mi ordenador que se hace el loco o se me despeinó la plantilla?

Gracias, Dra. Boop

jueves, 29 de abril de 2010

Grazie per questa cena


Per il piatto da gourmant che ho appena mangiato, ovvero: sfilacci di cavallo su letto di rucola, con olio d'oliva, limone e scaglie di parmigiano, ringrazio vivamente, nell'ordine:

- mia mamma
- le guardie doganiere di Italia, Slovenia, Croazia e Bosnia Erzegovina per non aver effettuato nessun controllo sul pacco e quindi non averne requisito il contenuto (pare che il cibo non si possa spedire)
- la sinergia tra le poste italiane e quelle bosniache (anche se sospetto che la maggior responsabilitá sia di quelle italiane) per il ritardo nella consegna, che ha permesso al pezzettone di parmigiano ritratto nella foto di raggiungere un punto di stagionatura ottimale durante il viaggio - sicuro che prima non sapeva da niente

A tutti voi, grazie. Adesso chiudo in bellezza con degli ormai classici strudle di fico e buona notte al secchio

martes, 27 de abril de 2010

Si puó fare


La novità è che sto lavorando. Davvero, voglio dire.
Sto facendo lavoro di campo.
Sto facendo interviste. INTERVISTE! col registratore!! coll'interprete!!!

E mi sto addirittura divertendo. Come cambiano le cose... sono commossa...


Ps: la foto qui sopra ritrae la mamma di un mio informante mentre saluta Velimir "Bata" Zivojinović, ovvero Valter in persona


sábado, 17 de abril de 2010

Maybe Airlines


(estratto dal diario di campo, 24 marzo 2010)

A Sarajevo Est, I. ci mostra la sua personale collezione di passaporti:

I: Republika Bosna Hercegovina, primo passaporto. Questo è di Tito, di Jugoslavia, SFRJ… e poi il primo, Republika Bosna Hercegovina, però ti volevo mostrare questo: “Maybe Airlines”!

C: Maybe?!?

I: “United Nations Protective Force” (UNPROFOR)…perchè l’aeroporto non era sicuro, non c’era garanzia…

C: E si chiamava “Maybe Airlines”?

I: E’ un gioco…la politica giocava…

C: Beh dai, hanno senso dell’ironia…

I: Poi “Normovcon”, Norvegian movement control, perché i Norvegesi hanno preso il controllo…si chiamava Maybe Airlines, loro giocavano...






lunes, 15 de marzo de 2010

Dislinguismi

Stavo rileggendo il post di poco fa e c'é qualcosa che stona, e so già cos'é. La seconda parte é copiata dal diario di campo, per questo é scritta in un linguaggio che di solito non uso ne' quando parlo ne' quando scrivo dei fatti miei. E' molto educatino, politicamente corretto e troppo prolijo, che é spagnolo, anzi argentino, ma adesso non mi viene un equivalente in italiano. Pulito? Leccato, forse. (Ci sono delle cose che mi escono meglio in spagnolo, altre decisamente in italiano anche quando parlo spagnolo, ultimamente poi ci piazzo un po' di inglese perchè, sai, io vivo in un ambiente veri internescional, e adesso ci si mette pure il bosniaco che non è che mi venga spontaneo, occhio, ma quelle due tre paroline magiche che risolvono la situazione le ho imparate. Babel.) In ogni caso, multilinguismi a parte, il succo è che io scrivo meglio quando sono incazzata, quando inveisco contro qualcuno in particolare o qualche sfiga in generale. Parlare di cose piacevoli, di cose che mi fanno stare bene, oooh è tutto molto bello, ma poi mi rileggo e non so, in fondo mi sembra stucchevole. Ecco una parola che mi piace tanto in italiano: stucchevole. Termine molto utile, per altro: c'è così tanta gente stucchevole in giro, troppa. Più bestemmie e meno zucchero, ecchecazzo. Niente, così, una nota al margine prima di andare a dormire.

domingo, 14 de marzo de 2010

Planinari


"Planinari" vuol dire "montanari" in bosniaco. Perchè mi sembra giunto il momento di dedicare un post alla montagna, ma non una montagna qualsiasi - anche perchè venendo da me, la donna meno montagnosa dell'emisfero occidentale, suonerebbe decisamente fuori luogo - ma a Skakavac, all'Hotel Promaja e ai planinari che si raccolgono intorno a Dragan. Ma andiamo per ordine.

Correva ancora l'anno 2009, d'estate, quando un gruppo di sprovveduti italioti in terra balcanica decise un giorno di cercare rifugio dal calore che fondeva la conca facendo due tuffi in un laghetto qualsiasi dei molti che offre la rigogliosa natura bosniaca. Il locus amoenus piú vicino a Sarajevo città sono le cascate di Skakavac: i nostri avventurieri, convinti che l'obiettivo fosse facilmente raggiungibile in macchina, della serie: parcheggio-svestimento-bagnetto, senza pensarci su troppo si armarono di infradito di plastica, secchiello e paletta, pero poi scoprire che la Punto doveva per forza fermarsi all'inizio dello sterrato se non si voleva rischiare di sfondarla, e che da lí li aspettavano apparentemente 3 ore di salita sui sassi. Informazione quest'ultima fornita da una coppia di attrezzatissime ed allenatissime scalatrici neozelandesi che, alla vista dell'armata brancaleone, dopo averci lanciato un'occhiata che mi ha ricordato quella che i marinai inglesi regalano ai naufraghi italiani nella parte finale di "Mediterraneo", si sono impietosite e ci hanno detto: "Eventualmente c'é un bar a metà strada". Un barlume di speranza.

Il bar in questione é l'Hotel Promaja. Due casette di legno lungo la strada che porta alle cascate, una é la zona giorno, cucina a legna, quattro o cinque tavoli, una stufa; l'altra la zona notte (quella nella foto su), qualche materasso sul pavimento, cuscinoni e tante coperte. Perché all'Hotel Promaja non c'é il riscaldamento, nonostante stia a mille metri di quota; a dire il vero non c'é neanche la corrente elettrica, ne' l'acqua calda, ne' il telefono. D'estate ci si lava al ruscello, d'inverno si fa a meno, anche perché comunque l'acqua ghiaccia nei tubi e non scende neanche quella fredda. Rustico, diciamo.

Quando arrivi all'Hotel Promaja trovi Dragan ad accoglierti. A volte anche suo figlio. Se vuoi mangiare mangi quel che c'é, tutto buonissimo colto e preparato da loro sulla montagna; se vuoi bere, c'é la birra tenuta in fresca nella neve e la rakija della casa, o il caffè, o i succhini che prepara Dragan con le erbe e le bacche (alcuni fanno schifo ma dice che fanno tanto bene, lui saprà); se poi ti va di fermarti a dormire ti trovi il tuo spazietto o sulle panche o nella casetta-zona notte; se invece vuoi solo stare un po' lì a riposarti e chiaccherare, nessuno te lo impedisce.

All'Hotel Promaja sono andata varie volte l'anno scorso. Quest'anno, dopo pochi giorni dal mio ritorno, è stata organizzata dalle ragazze una cena con i planinari, ovvero l'entourage di Dragan su a Skakavac, con cui loro nel frattempo hanno stretto i rapporti nei mesi in cui sono stata via.Ci sono andata che avevo ancora addosso quella sensazione di spaesamento dovuta al recente arrivo, amplificata in parte dall'ovvio constatare che, durante la mia assenza, le persone che frequentavo di piú erano andate avanti con la loro quotidianitá sarajevese. La cena é stata un toccasana per le mie vaghe titubanze e semi-timidezze: non solo la serata è stata estremamente divertente di per sé, ma la cosa più importante è che mi ha fatto di nuovo sentire completamente a mio agio con l’ambiente locale, lo spirito domaći balcanico, l’humor bosniaco che è talmente rilassato e comunicativo che ti fa ridere di gusto anche se capisci un terzo di quel che si sta dicendo.

Con Dragan in particolare ho chiacchierato a lungo e si è rivelato una persona molto dolce ed attenta, a parte simpatica, ma questo già lo sapevamo. Mi ha parlato del rapporto contraddittorio che ha con gli stranieri, o forse più che contraddittorio mi ha spiegato qual è l’inconveniente che lui trova nel relazionarsi con gli stranieri, e che è la nostalgia che poi prova quando una persona con cui è riuscito a stabilire un legame – di qualsiasi genere – poi irrimediabilmente, presto o tardi, se ne va e chissà se tornerà mai più. Direi che é un tipo che si affeziona molto velocemente alle persone, parlava di noi come se fossimo delle care amiche, e pare che questo attaccamento sia una diretta conseguenza dell’ambiente amichevole e rilassato che è riuscito a creare su a Skakavac. Ne è molto orgoglioso, e con ragione, ma non se ne assume la diretta responsabilità, non è lui che ha creato l’ambiente dell’Hotel Promaja, ma la gente che lo frequenta.

Dragan è stata anche la prima persona di qua a cui ho spiegato più nel dettaglio di cosa tratta la mia ricerca – andando al di là della frase standard, ormai collaudatissima, “radim istraživanje o gradskoj reconstrukciji Sarajeva”. Mi ha ascoltato con attenzione, digeriva ogni mia frase con lentezza ed assentiva. Credo che fosse sinceramente interessato, e ne sono felice. Anche perché mi è sembrato di essere finalmente riuscita a riassumere il punto della questione in poche ma esaurienti parole, forse per la prima volta. O magari semplicemente ha più valore per me perché ne parlavo con qualcuno di qua che non mi ha preso per pazza ne’ ha fatto una faccia come a dire “ma quante fregnacce”, il che è stata un’iniezione di fiducia niente male.
Ad un certo punto ha fatto un commento molto pertinente, ovvero parlando dei metodi d’indagine in antropologia, ha detto che gli sembrano un po’ indiscreti (je malo indiskretno); gli ho risposto che ha assolutamente ragione, e che proprio in questo sta la difficoltà che ho nell’affrontare il lavoro di campo, perché mi sembra di ficcare il naso negli affari degli altri senza averne nessun diritto. Ma poi entrambi osservavamo che se le cose si fanno con calma, polako, si possono raggiungere degli ottimi risultati senza diventare violentemente indiscreti con la gente. E comunque si ribadisce sempre il concetto che polako è la chiave per tutto, e Dragan ne è il portabandiera.



Ps: le foto sono di sabato scorso. Ormai era la quinta o sesta volta che andavo su ma ci terrei a precisare, per la cronaca, che ancora non sono riuscita ad arrivare alle cascate. Un baretto a mezza via é un gran deterrente.

viernes, 5 de marzo de 2010

Tutto procede come previsto


Ovvero, nevica.
Quindi me ne sto per lo piú a casetta a farmi zuppe e a vigilare che la gatta non tenti il suicidio.
Ogni tanto passeggio, come stamattina. Breve giro per ritrovare le mahale, qualche foto innevata, acquisto di un nuovo paio di priglavke (ovvero calzettoni lanosi da casa, indispensabili d'inverno, come giá ho avuto modo di dichiarare).
Non ho fretta, mi lascio impregnare poco a poco di nuovo da questa cittá, il resto verrá.

Polaaaaaako*


* lentamente, con calma
.

miércoles, 3 de marzo de 2010

Landed


Atterrata di nuovo in conca. Il tempo fa schifo, freddo ed uggioso, ma io sono felice lo stesso. La conca é la conca, e te ne rendi subito conto intravedendo le prime casette fosforescenti dall'aereo, e poi chiaccherando con il tassista venendo dall'aeroporto.

Arriveranno ulteriori notizie balcaniche, e giuro che stavolta m'impegno.
In ogni caso, evo me kantone!
.

martes, 23 de febrero de 2010

Io amo cercare titoli

Idee venute fuori stamattina per un articolo da presentare a un congresso:


- Šta ima? what's new in Sarajevan cityscape

-
Sarajevo through the eye of the anthropological sniper

- Forgetting the war: which war?

- Rakija and the city: a theoretical justification of why I am there and how I am getting paid for it

-
Theoretical and practical approaches to state-funded binge drinking: the Fu-Fu theory

-
From ruins to plexiglass: how to destroy a beautiful city

- Once were warriors, now they're illegal builders

- From kalashnikovs to concrete: a balcanic apocalypsis

-
Reflections on Sarajevo: local understandings of the use of mirrored glass

- Can't get enough: bosnians & plexiglass (a love story)

-
Screw you hippies: how Sarajevo is planning its own future and trying to get rid of all those parassites

-
Gas Gas: where is Sarajevo going?


(quotes from Sir Dani Oliver & Dra Boop)




domingo, 21 de febrero de 2010

E' nata Asia!


Annuncio semplice ma imponente quest'oggi! La sera del 17 febbraio 2010 la mia amica Vale mi ha reso zia acquisita ed orgogliosa di una fagiola di 3 chili e mezzo!

Asia, nata sotto il segno dell'Acquario. Attendendo di sapere sotto quali auspici (provvederemo), sprizziamo gioia da tutti i pori, brindiamo con entusiasmo cercando di entrare tutti nella foto - impossibile - e ricordiamo alla mamma che tutti quei dolori lí sono il "mal desmentegón", come diceva la mia nonna, che ne ha scodellati 5 e ne sapeva.

jueves, 18 de febrero de 2010

Una rima

"Se quella notte, per un divin consiglio,
la Donna Rosa, concependo Silvio
,
avesse dato ad un uomo di Milano
invece della topa il deretano...
l'avrebbe preso in culo quella sera,
sol Donna Rosa e non l'Italia intera"

(Autore ignoto)

Amen

miércoles, 10 de febrero de 2010

Ci si comincia a gasare

L'ultimo post mi ha fatto venire in mente una cosa: questo blog ha una sezione "annunci ufficiali", cosí, perché mi piace strombazzare in rete le ultime notizie. E di annunci ufficiali ce ne sarebbero altri, quest'oggi, quindi aprofittiamone.

Parlando di progetti vari ed eventuali, vorrei comunicare ai miei fedelissimi tre lettori che ho un sito internet. Una pagina web mia. E perché, che te ne fai? Bah, non ne sono ancora sicura, ma direi che l'idea é usarlo come una specie di biglietto da visita per mostrare quel che faccio (essendo io l'artista polifacetica, l'intellettuale multidisciplinare e la teorica 4x4 che voi tutti conoscete), se qualcuno mai dovesse chiedermelo.

Ecchelo qua, su Flavor:



Il secondo annuncio é di altra natura: ho il biglietto, l'1 marzo (con arrivo il 2, via Köln) riparto per Sarajevo. Balcano mio, here I come.

Nuovo progettino (ino-ino)



La Doctora Boop é una cosí assidua aggiornatrice di blog da aver deciso che uno forse le sta stretto, e che fosse il caso quindi di aprirne un secondo. Saggia e lungimirante. Ma tant'é.
Per lo meno si tratta di un blog esclusivamente fotografico, il che farebbe supporre che abbia imparato qualcosina dai precedenti errori.

Gente, vi presento The inner city, su Tumblr.


(sí, in inglese. uazzaganara)

domingo, 31 de enero de 2010

Sesso sicuro

Lo posto pure qua perché pare che feisbuc prima o poi censuri questo tipo di cose. Invece é geniale.

domingo, 17 de enero de 2010

Orizzontalitá


Non é che pensi di rimediare a mesi di silenzio con una valanga di post in un giorno solo semplicemente perché non ho niente da fare. Ma ammettiamo che una giornata intera passata nella medesima posizione (quella che vedete nella foto: letto, piumone, cuscino dietro la schiena, pc) é il metodo piú efficace e scontato per risvegliare le mie antiche aspirazioni bloggheristiche. Quando hai controllato la mail tre volte, occhieggiato facebook per una mezz'oretta buona, letto il giornale, girovagato un po' su flickr e guardato 3 episodi del tuo telefilm del momento, rimane poco altro da fare se non si vuole cambiare posizione e si é ancora troppo appannati per leggere un libro. Ma anche navigare distrattamente nelle pagine altrui aiuta a ritrovare un po' la voglia, specialmente quando ti imbatti in sorprese interessanti.
Ho scoperto ad esempio che ha un blog la mia amica Fabiola, da sei mesi in Madagascar per fare lavoro di campo: l'ho letto tutto d'un fiato e non vedo l'ora che torni per dirle quanto mi é piaciuto. Mi ha anche fatto sentire un po' in colpa, devo dire, perché é il tipo di blog che avrei voluto tenere quando stavo a Sarajevo, ma che per varie ragioni, tra cui ammetto, un'enorme pigrizia, non ho scritto.
Mi sono pure imbattuta nel blog di Steph Goralnick, uno dei contatti in flickr a cui sono piú affezionata. Tra l'altro il primo (e finora, ultimo) che abbia avuto occasione di conoscere nella vita reale: qui sotto la testimonianza dell'avvenuto incontro, lo scorso maggio, fra la Doctora e Miss Sgoralnick from Brooklin


(foto by sgoralnik)